In passato erano in pochi ad disporre del potere o i mezzi di far giungere la propria voce ai molti. Oggi, chiunque può lanciare un messaggio e raggiungere al mondo. Il web e i social hanno dato voce alle masse. Questa possibilità solleva anche delle responsabilità.
Il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha ammonito la madre di una ragazza disabile, a seguito della diffusione tramite social di alcune immagini che la ritraevano e risultavano lesive della sua dignità. Due foto, in particolare, riportavano dettagli troppo “crudi”: i capelli rasati, il corpo disteso sulla sedia a rotelle con la bocca semiaperta.
E mentre la libera manifestazione del pensiero è lecita, spesso utile o addirittura necessaria per denunciare situazioni gravi, sensibilizzare su temi socialmente utili, attirare l’attenzione su fatti che non devono essere trascurati… la diffusione di dati sulla salute deve sempre svolgersi nel rispetto della dignità del malato. Nel rispetto del diritto alla sua riservatezza. Nel rispetto del suo decoro personale, specie nel caso di malattie gravi o terminali.
Questi principi sono espressi chiaramente nelle Regole deontologiche relative al trattamento di dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica. Regole che tuttavia, ha ricordato l’Autorità, sono da applicarsi “a chiunque pubblichi anche occasionalmente articoli, saggi e altre manifestazioni del pensiero”.
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