Cosa succede se la più importante piattaforma per gli acquisti on Line applica condizioni inique alle aziende che operano con essa?
È successo ad Amazon. La piattaforma e-commerce maggiormente utilizzata dagli utenti del web che risiedono nel territorio UE con una stima attuale di circa 3,5 milioni di utenti giornalieri e di circa diecimila piccole/medie imprese francesi che qui vendono e operano è stata recentemente condannata a una multa di quattro milioni di euro per le inique condizioni applicate.
Ecco qualche dettaglio sul caso.
A seguito dell’apertura nel 2017 del nuovo centro di distribuzione Amazon a Parigi, le autorità francesi hanno cominciato ad indagare sull’operato del colosso e di altri rivenditori on line nel corso degli ultimi due anni, sia studiando le clausole contrattuali applicate ai distributori che si appoggiano ad esse per lo smistamento e la consegna delle merci, sia ricevendo direttamente i pareri di circa diecimila rivenditori presenti nella nazione.
L’esito delle indagini effettuate ha evidenziato che chi vende su Amazon deve rispondere di una serie di problematiche quali pacchi danneggiati, disservizi nella consegna e tempi di spedizione non rispettati.
La multinazionale, infatti, avrebbe potuto stabilire unilateralmente se allontanare il rivenditore dalla piattaforma in caso di mancato rispetto delle predette clausole, se cambiare senza preavviso i contratti stipulati in ogni momento (richiedendo, ad esempio, tempi di consegna più rapidi) o se sospendere il commerciante di terze parti per un periodo non meglio precisato.
Quanto emerso ha portato il Ministro dell’Economia Francese a depositare denuncia presso il Tribunale del commercio di Parigi contro la compagnia americana chiedendo di multare la multinazionale per circa dieci milioni di euro per avere violato il codice del consumo e per avere abusato della sua posizione dominante imponendo clausole contrattuali opprimenti e vessatorie nei confronti dei rivenditori più deboli.
Il giudizio della corte francese.
La vicenda si è conclusa il 2 settembre 2019 con l’emissione di una sentenza che ha ritenuto Amazon responsabile di aver applicato condizioni inique alle aziende che vendono all’interno della piattaforma e-commerce in territorio francese che, per questo, è stata condannata al pagamento di una multa di quattro milioni di euro.
In aggiunta, il tribunale francese ha condannato la società a modificare sette delle clausole contrattuali imposte ai venditori per rafforzare i diritti di questi ultimi.
Quanto stabilito dovrà essere attuato da Amazon entro il termine di sei mesi dall’emissione della sentenza o, in alternativa, rischia di dovere pagare una penale ulteriore di diecimila euro per ogni giorno di ritardo.
Il giudizio francese porta delle interessanti riflessioni.
In primo luogo, non risulta più pensabile che le sentenze delle autorità di un altro paese UE restino di rilevanza solo per quel paese.
I riflessi di questa pronuncia dovrebbero investire l’applicazione del diritto UE in tema di tutela della libera concorrenza del mercato in tutti i Paesi dell’UE.
I comportamenti posti in essere da Amazon, infatti, se non debitamente sanzionati e bloccati con l’intervento dell’Autorità francese, avrebbero sicuramente condotto ad un perpetrarsi di un abuso di posizione dominante da parte della multinazionale a danno dei rivenditori minori che avrebbero così continuato a subire la restrizione totale dei propri diritti e delle proprie azioni.
Rivenditori non solo francesi ovviamente.
Il caso in esame, inoltre, dovrebbe fare riflettere su un ulteriore aspetto.
Le operazioni commerciali poste in essere dai grandi colossi mondiali che, facendo leva sulla propria superiorità organizzativa, gestionale ed economica, impongono condizioni che più si adattano al relativo core business, rischiano di eliminare le piccole e medie realtà nazionali.
In questo modo, conseguentemente, verrebbe svilita anche l’offerta diversificata e personalizzata dei prodotti venduti dalle piccole imprese nel nostro panorama nazionale che, con il passare del tempo, potrebbe subire per questa restrizione una grave perdita economica e occupazionale.
E’ necessario lavorare per tutelare le realtà piccole e medie e garantire una concorrenza leale. In questo senso è fondamentale l’intervento delle autorità giurisdizionali per l’applicazione della normativa europea e auspicabile un ulteriore intervento normativo regolatore comune da parte delle Autorità UE.